Con l’avanzare dell’età sopraggiungono purtroppo diversi problemi che rendono complicati anche i più semplici gesti quotidiani. Non essere autosufficienti è un problema che ha ripercussioni importanti perché limita la scelta di poter gestire la propria vita e di comportarsi come si vorrebbe.
Ad una simile condizione segue inevitabilmente uno stato mentale di stress e angoscia, che si ripercuote a volte anche sulla volontà stessa di fare qualcosa per migliorare la situazione.
Le persone anziane, così come chi si trova ad accudirle, si trascinano quindi in uno stato di inerzia a causa del quale vanno avanti senza prospettive, demoralizzati e rassegnati a vivere la loro vita in quelle condizioni invalidanti.
Le cose invece possono cambiare, e in meglio. Esistono strumenti e comportamenti che possono contribuire a migliorare enormemente le condizioni di vita di non solo dell’anziano non autosufficiente, ma anche della persona che se ne prende cura.
Vediamo di affrontare il problema più nel dettaglio.
Quanti sono gli anziani non autosufficienti in Italia?
Se avevate pensato di essere tra i pochi a doversi occupare di genitori anziani non autosufficienti, sappiate che non è così. Nel nostro paese sono numerose le famiglie che si trovano nella stessa condizione.
L’Italia è uno dei paesi con l’età media più alta di tutta Europa e, secondo il CENSIS (l’istituto di ricerca socioeconomica italiana), conta tra la sua popolazione totale oltre tre milioni e mezzo di anziani non autosufficienti. Questo dato corrisponde al 25% in più rispetto al 2008, il che dimostra che il fenomeno è in crescita, e continuerà così negli anni che verranno.
Inoltre, le condizioni di vita delle persone anziane in questo paese sono tutt’altro che ottimali: è stato stimato che un anziano ultrasettantenne su due soffre di patologie croniche o malattie di lunga durata. Una condizione che comporta la necessità di assistenza e nella stragrande maggioranza dei casi grava economicamente sulle famiglie perché lo Stato non riesce a farvi fronte.
C’è differenza tra “non autosufficiente” e “disabile”?
Sebbene i due termini abbiano molte cose in comune (tra cui la necessità di prendersi cura delle persona in questione), non sono sinonimi e hanno dei significati leggermente diversi tra loro.
Per la definizione di “non autosufficienza” ricorriamo a quella data dal CNEL (Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro) nel rapporto “La non autosufficienza in Italia: realtà esistente e prospettive di soluzione”:
“Le possibili definizioni di non autosufficienza sono molteplici (inabilità, invalidità, handicap, disabilità, ecc..). Il CNEL, conformemente ai parametri utilizzati dall’ISTAT, ritiene opportuno adottare una definizione di natura funzionale, che fa riferimento alla capacità della persona di svolgere autonomamente o meno le funzioni essenziali della vita quotidiana.
Persona non autosufficiente, quindi, è quella che richiede un intervento assistenziale permanente e continuativo, sia nella di vita individuale che di relazione. In base a tale criterio, la persona non autosufficiente è quella che ha bisogno d’aiuto, anche in parte, per svolgere attività essenziali (alzarsi da un letto o da una sedia, lavarsi, vestirsi, ecc…)”
Come si può vedere fin dalle prime righe, la disabilità è inserita all’interno della definizione di “non autosufficienza”, il che fa intendere che potrebbe essere collegata alla non autosufficienza, ma non necessariamente. Una persona può quindi essere disabile ma autosufficiente, come nel caso di disabilità lievi che non comportino impedimenti assoluti nell’attuazione di attività di vita quotidiana.
Di conseguenza, la differenza più grande tra i due termini è che la disabilità non comporta necessariamente l’assistenza, mentre la non autosufficienza sì.
Questo chiarimento non vuole ovviamente sminuire la condizione di disabilità, ma solo rendere possibile avere le idee più precise su quali siano le differenze tra le due definizioni.
I problemi dell’anziano non autosufficiente
Non essere autosufficienti può dipendere da diversi fattori e in età avanzata le problematiche sono legate perlopiù a quelle che sono, purtroppo, normali conseguenze dell’invecchiamento.
Problemi motori
Difficoltà legate ai movimenti, che impediscono all’anziano non autosufficiente di muoversi in autonomia. La persona in questione può essere dipendente da strumenti quali carrozzine, stampelle o, nel peggiore dei casi, trovarsi nella condizione di rimanere allettato.
A causare questo tipo di problematiche possono essere la presenza di protesi e patologie legate all’età, come l’artrosi e la debolezza delle ossa o dei muscoli.
Problemi cognitivi
Difficoltà di comprensione dell’ambiente circostante e del contesto, come il riconoscimento dei luoghi in cui ci si trova e delle persone che si hanno attorno.
I problemi di questo tipo sono quelli più difficili da affrontare perché, oltre che una serie di soluzioni di tipo funzionale, occorre munirsi dell’aiuto di professionisti del settore, che agevolino la gestione emotiva che una tale situazione comporta per chi se ne fa carico.
Parliamo di casi in cui l’anziano non autosufficiente non riesca, per esempio, a riconoscere gli oggetti che deve usare o la motivazione per cui dovrebbe compiere una determinata azione.
Problemi sensoriali
Con l’avanzare dell’età, i sensi possono non rispondere più a pieno alle loro funzioni. Gli anziani non autosufficienti possono avere difficoltà di udito o vista, tali da rendere necessarie delle contromisure per rendere più semplice la loro vita.
Gestire gli anziani non autosufficienti in casa
La scelta di far restare l’anziano nella sua abitazione può essere dettata da particolari condizioni fisiche nelle quali versa e, nella gran parte dei casi, anche per motivazioni emotive. È infatti risaputo che un ambiente familiare rende il contesto più tranquillizzante per l’anziano, che non è costretto a dover fare la conoscenza di nuovi luoghi e nuove persone.
Tuttavia, questo tipo di scelta comporta la necessità di adeguare l’abitazione alle problematiche di cui abbiamo parlato poco prima. Quindi il problema diventa: come far sì che la propria casa sia organizzata al meglio per potersi prendere cura di un anziano non autosufficiente?
- Ridurre il più possibile gli ingombri: oggetti come tappeti, mobili ed altri elementi che costituiscono ostacoli veri e propri per la persona devono essere ridotti all’osso laddove non siano indispensabili. Si rende così più facile all’anziano muoversi in carrozzina o con le stampelle, riducendo anche notevolmente il rischio che possa inciampare.
- Aumentare la quantità di sostegni all’interno degli ambienti: quando l’anziano ha difficoltà a restare in piedi e a spostarsi vanno aggiunti, dove possibile, oggetti che lo aiutino a mantenere l’equilibrio. Corrimano come quelli per le scale, per esempio, possono essere un’ottima soluzione in spazi come stretti e lunghi corridoi.
- Gestire l’illuminazione degli ambienti: nei casi di anziani con scarse capacità uditive o visive, un sistema di illuminazione che ne tenga conto può agevolare molto la situazione. Non solo trovare un tipo di illuminazione che favorisca la loro vista, ma anche fare in modo che non ci siano angoli bui nella casa. Prendere queste precauzioni serve sia a garantire una maggior sicurezza sia a creare un ambiente più confortevole per l’anziano: ricordiamoci che in molti casi le persone a cui teniamo, superata una certa età, diventano come i bambini e potrebbero avere paura del buio.
- Fornirsi di strumenti adeguati: è bene arricchire la casa con tutto ciò che può agevolare i movimenti e le azioni quotidiane dell’anziano non autosufficiente. Si può andare da strumenti di più facile reperimento, come un vassoio per mangiare restando a letto, a quelli più complessi come il montascale.
Cosa fare se un anziano non vuole lavarsi?
Può capitare che un anziano non voglia affrontare le normali attività per la sua igiene personale. Un comportamento simile è, nella maggior parte dei casi, causato dalla demenza senile. L’anziano potrebbe per esempio non ricordare quanto tempo è passato dall’ultima volta che si è lavato e sostenere, quindi, di non aver bisogno di lavarsi nuovamente. Che fare in casi come questo?
Creare una routine
Questo tipo di intervento serve a generare un sistema in cui l’anziano abbia dei punti fissi grazie ai quali orientarsi. Definire in modo preciso degli orari e dei giorni è un’ottima risposta alla necessità dell’anziano di avere degli input che gli ricordino quanto tempo è trascorso, oltre che predisporre in lui l’idea di qualcosa di abitudinario e fisso nel tempo.
Predisporre tutto per un momento confortevole
Proprio perché l’anziano potrebbe vedere l’attività del lavarsi come una situazione a lui estranea (se non addirittura sconosciuta), serve che ogni cosa sia organizzata nei minimi particolari per ridurre al minimo l’impatto emotivo che questo può comportare su di lui.
- L’acqua deve essere alla giusta temperatura per evitare che il contatto con la pelle possa mettere in agitazione l’anziano. Teniamo sempre conto del fatto che la pelle della persona di cui ci stiamo prendendo cura è ben più sensibile della nostra, e merita perciò un’attenzione maggiore.
- Gli oggetti per l’igiene devono già essere disposti nel luogo adibito al loro utilizzo, così da non doversi spostare da una stanza all’altra per andare a prenderli e rischiare di disorientare l’anziano.
- Bisogna spiegare cosa si sta facendo per renderlo partecipe. Costringerlo a lavarsi in modo del tutto passivo raramente ottiene dei risultati positivi. Includendolo invece in tutti i processi gli si dà la possibilità di familiarizzare con gesti e contesti di cui magari non aveva più memoria, stimolandolo con la partecipazione attiva.
- C’è bisogno di prendersi il proprio tempo senza fare le cose di fretta. Non forzate troppo la mano. Lasciategli il tempo di ambientarsi e comprendere quello che sta facendo. Ricordate anche che, per lui, fare determinati movimenti potrebbe essere doloroso o estremamente faticoso.
Tutte queste piccolo accortezze contribuiscono alla diminuzione dello stato di smarrimento e agitazione dell’anziano, favorendo un bagno tranquillo.
Rispettare la sua privacy
Potrebbe capitare che l’anziano si senta particolarmente a disagio in una situazione intima come quella del bagno. È bene quindi che la persona che se ne prende cura sappia garantirgli il giusto spazio (e tempo) per far sì che il pudore e la vergogna non rendano difficoltoso fargli il bagno.
Dargli la possibilità di coprire le parti del corpo non interessate in quel preciso momento potrebbe già essere una soluzione ideale, così che abbiano la percezione che il loro pudore venga in qualche modo tutelato. In età avanzata ci si sente particolarmente vulnerabili, ed è giusto rispettare questa percezione con il giusto tatto.
Rendere più comodo il bagno ad un anziano non autosufficiente: la vasca con sportello
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Oltre a tutti i consigli comportamentali che abbiamo elencato, può sicuramente aiutare uno strumento specifico per fare il bagno agli anziani: la vasca con sportello.
Questo tipo di vasca è studiato per offrire tutti i comfort possibili all’anziano con problemi di mobilità.
- Maniglioni di sostegno: collocati in diversi punti della vasca, forniscono un appiglio solido e sicuro sia per l’ingresso che per i momenti in cui sia necessario spostarsi o muoversi.
- Sportello laterale: rende estremamente semplice entrare nella vasca, evitando di compiere movimenti complessi per chi ha una mobilità ridotta.
- Doccino estraibile: per poter lavare ogni parte del corpo senza il minimo sforzo e con movimenti semplici e comodi. Questo strumento è anche particolarmente utile a chi aiuta l’anziano. Il doccino può infatti arrivare in ogni punto del corpo senza dovergli far compiere movimenti scomodi o dolorosi.
- Seduta integrata: l’anziano può sedersi non appena entrato nella vasca. La seduta è inclinata verso lo schienale, per garantire la massima stabilità a chi si trova seduto.
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